I Carnagghi

“ A Pasqua restavamo a Modica – racconta la signora Floridia –  perché c’era la scuola ma dalle campagne arrivavano “i carnagghi” una sorta di affitto che veniva corrisposto in beni della campagna e che si misurava in cuoppi, munnìa e tummina per il frumento e per l’orzo. Gli altri beni venivano quantificati  in unità, o, in chili.

Era il caso del formaggio prodotto a marzo od ad aprile perché era più pesante in quanto l’animale mangiava l’erba fresca e il formaggio era migliore. O anche per gli agnelli che dovevano pesare 12 kili : un paio di kili in più o in meno abbassavano il  valore dell’animale e il contadino doveva aggiungere qualcosa. A Pasqua arrivava anche l’olio che si misurava in cafisi. Tume, uova, ricotta, ed ogni sorta di altro bene si misurava in unità: per una tuma 6 uova e così via”.

A questa testimonianza fa eco quella della signora Lina che ricorda “ A Pasqua, purtroppo, c’era “a carnagghia”. Certe annate non ne avevamo neanche per noi.  Era un vero salasso”. Questa voce lascia intendere che a volte le richieste dei “carnagghi” erano più esose di quanto il terreno valesse davvero.

Ancora oggi si stipulano contratti agrari che stabiliscono i carnagghi. Questi contratti agrari prevedono che il fittavolo debba arare a maggio dopo il pascolo il terreno preso in affitto. Al proprietario ne deriva che il terreno è arato e dunque non soggetto ad incendio. Diversamente dovrebbe provvedere per legge a fare arare quel terreno per prevenire gli incendi che spesso devastano le nostre colline. Ricorda ancora la signora Floridia che i contadini a sera cantavano al vento. Erano canti propiziatori che invocavano la venuta del vento che si portasse via la paglia lasciando a terra solo il grano. La signora Bonomo, che era la “Gnura” moglie del massaro aggiunge che spesso i racconti che si udivano a sera nelle aie avevano per oggetto la Passione di Cristo.

Dunque nel ricordo di chi resta torna puntuale una pratica: quella di cantare o raccontare storie legate alla Passione durante la pratica del raccolto. Ma perché? Che c’entra la Passione con il raccolto?

 

Marcella Burderi