Gloria e Patri

La stradina in salita, come una delle mille vene che scorrono per Modica, porta ad una casa che mi accoglie per il buon profumo. Siamo vicini al cuore. Lasciata l’arteria mi arrampico su per carrettiere antiche, panni stesi e macchine che passano appena mi conducono ad un portoncino. Ad aprire la porta una donna d’altri tempi. La sua eleganza gentile mi accoglie con  l’affabilità tipica delle nostre donne. Candore e ordine svelano un ambiente sobrio dove il profumo di caffè ancora da versare mi abbraccia e mi ristora. È un giorno di Quaresima. Di quella Quaresima che in passato era osservata con rituali e dettami mai da noi oggigiorno praticati.

È il momento di chiederle i suoi ricordi . “Per Pasqua preparavamo pastieri, i ‘mpanateddi e u pani ra devozioni, (era il pane che si faceva a Pasqua) i dolci tipici erano le cassate, i viscotta scaurati e i viscotta ri saimi. Ai bambini si preparava a palummedda ccu l’ova ma se c’erano due fidanzati al maschio invece di due uova si ci mettevano quattro uova”. Si, i ricordi delle tradizioni legate alle pietanze sono sempre interessanti ma io voglio sapere di più. La signora comprende e  mi apre il forziere dei suoi ricordi di bambina.

Gli usi della Settimana Santa che come tessere di un puzzle vanno a riempire spazi che altre testimonianze prima di lei mi avevano già donato. A Frigintini, la signora Santina mi aveva  introdotto alle rinunce della Settimana Santa: “Ri luni s’accumincia a fari ciantu, ciantu ca rura tutta la simana, a lu marti ci lu passa lu cantu, a lu miercuri si fa la quarantana, a lu jovi si risponi Cristu Santu, a lu venniri è di lignu la campana, lu sabbutu Maria sparma lu mantu. A la ruminica gesù Cristu n-cielu acciana. Come spesso accade in poche righe si condensa un intero sistema di convincimenti, regole e credo che fanno di un popolo le basi fondanti di un unico corpus di comportamenti. Come per esempio in un paio di frasi in cui la signora Maria a Frigintini lascia intendere quali erano le regole legate al venerdì santo: Biniritta chidda pasta ca ri venniri s’ampasta, malaritta chidda trizza ca ri venniri s’antrizza. Mi dice la signora Vannina che il venerdì santo non ci si pettinava i capelli, non ci si lavava il viso, lo specchio veniva nascosto per non cadere in tentazione. I cani li si rinchiudeva e li si lasciava digiuni e i gatti li si lasciava anch’essi a digiuno.

La gente mangiava solo una volta al giorno a cominciare dal giovedì e solo dopo a sciugghiuta re campani si poteva finalmente gioire anima e panza. E i sepolcri? Continua la mia ospite: “ a Modica Bassa si cominciava dalla Chiesa del Soccorso e San Pietro era l’ultima da visitare dopo averne visitato tre, cinque o sette. “Oh Santu miu sepulcru vi viegnu a visitari lu vuostru figghiu è muortu m’aviti pirdunari” poi a Santa Maria, a San Paolo, al Carmine, al Salvatore e infine a San Pietro. A Modica Alta a dettar legge era San Giorgio. Dopo l’esposizione del quarant’ore il mercoledì si aspettava il giovedì: A la matina ca lu Jovi è santu calaru tri vasceddi ri frummientu, ora si spinci lu Calici Santu sia laratu lu Santu Saramientu. Il giovedì si allestivano i Sepolcri e si attaccavano i batacchi di Cicilìu, Giorgia, Barbara, Concetta, Ippolita e Lucia le sei campane di San Giorgio che poi si scioglievano sabato mattina. Gloria e Patri nun ci n’è ca u Signuri muortu è. 

Il lunedì uscivano in processione la statua del Cristo alla colonna del Santissimo Salvatore. Era il santo protettore degli ortolani. Prima lo portavano in processione per il corso e poi per il quartiere dove spesso i portatori si ubriacavano e se le davano di santa ragione “un anno nella foga lo hanno buttato a terra e lo hanno rovinato da allora il parroco non volle più che fosse portato in processione” aggiunge la mia ospite rammaricata.

Il martedì santo uscivano in processione il mezzo busto del Cristo del Soccorso: “ per molti anni l’ho visto a San Pietro al posto della statua di Sant’Antonio ma è qualche anno che non lo vedo più”, (confessa rattristata e noi con lei ci chiediamo dove sia finito). Le due statue sfilavano insieme.

Poi il mercoledì scendeva da San Giovanni di Modica alta l’Addolorata e la Santa “Cascia” e sfilavano per Modica insieme alle due statue del Salvatore e del Soccorso.

Il giovedì c’erano i sepolcri. Si iniziava a farli dall’inizio della quaresima. Si preparavano in piatti e i germogli si portavano all’altare. La ragione per cui si portava u lauri era duplice. Da un lato perché come i germogli fiorissero alla vita nuova. Si augurava al fedele di poter rinascere nella fede. Ma c’era anche una ragione che riguardava la vita nelle campagne: la città si augurava un buon raccolto e una buona annata.

Il venerdì c’era il signore morto e la processione era dedicata a Lui e il sabato dopo u crisci ranni si scioglievano le campane e iniziava lo scampanìo della città. U crisci ranni? “Si, era un’usanza che riguardava i bambini. Dovevamo metterci sulle banchine vicine alle case e spiccare un salto gridando a voce alta “Crisci raaaaaannnnni!”.

La Domenica poi la Maronna Vasa vasa concludeva i riti della settimana Santa la festa più attesa dell’anno. (ringrazio la signora Giardina per i suoi preziosi ricordi)

 

 

Marcella Burderi