Foto di Marcella Burderi

Appena fuori dalle nostre cittadine, laddove la terra sprofonda in se stessa come in una sorta di naturale implosione, o dove si innalza su vette ondose si apre un panorama insolito alla portata di tutti, grande ricchezza condivisa.

È la cuspide sud orientale della Sicilia coi suoi alberi da frutto, generosi e carichi di ciò che le stagioni regalano in una abbondanza tale che ti basta stendere la mano per trarne un dono.

Indomato e misterioso l’altopiano degli Iblei è un viaggio non solo nel tempo ma dentro se stessi alla inevitabile riscoperta di silenzi senza tempo e di luoghi fuori dal tempo. Bastano pochi chilometri ed una lenta discesa al cuore di una cava o sul declivio morbido di un colle per ritrovarsi immersi in un luogo magico dove cessa il rumore e i telefonini non hanno ricezione e ti ritrovi solo: ma non in una solitudine disarmata quanto piuttosto in una sorta di ritrovar se stessi al di là dei limiti di una città alla quale senti già di poter rinunciare. In questo incedere verso il cuore della terra senti che la terra ti inghiotte in un umano ritorno alla madre primordiale.

E ci si ritrova in un luogo “altro” in cui è facile riconciliarsi con se stessi prima di tutto, e poi con la natura in un inesorabile ritorno ad una infanzia consapevole. Un luogo  lontano dal decoro dei vivi, dove lasciarsi cullare da un suono materno lentamente prepotente dal quale scopri che allontanarsi per tornare al luogo della città significa distacco.